Storie di affido: la storia di Thomas.
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La famiglia affidataria di Thomas
Durante il corso di preparazione abbiamo riflettuto molto su situazioni famigliari particolarmente complicate elaborando diverse modalità per poter aiutare il bambino accolto.
Ci è stato spiegato che, anche se il periodo di affido professionale è relativamente breve (2 anni), e se a volte non si conclude con il rientro in famiglia, tutte le attenzioni e le cure che vengono messe in atto nell’accoglienza vengono sedimentate nella parte più profonda del bambino accolto e, non solo lo aiuteranno ad affrontare la sua vita futura, ma tenderà a ricreare molte delle situazioni positive vissute nella famiglia affidataria, presso la sua famiglia di origine.
Quindi, prima di iniziare l’esperienza di affido, immaginavamo che tutta la nostra attenzione sarebbe stata rivolta verso il bambino accolto, consci che sulla famiglia di origine sarebbero stati ben più efficaci gli interventi messi in atto dagli operatori sociali.
All’inizio dell’affido Thomas aveva quattro anni e arrivava a casa nostra da una comunità dove aveva vissuto insieme a bambini abusati e maltrattati. Nel progetto iniziale di affido erano previsti ogni 15 giorni incontri protetti in comunità con la madre e una telefonata a settimana; non erano previsti altri contatti con la famiglia.
C’era molta diffidenza nei nostri confronti; era per loro difficile comprendere questo cambiamento e avevano paura che Thomas potesse attaccarsi troppo a noi staccandosi da loro.
Abbiamo cercato di comprendere questo disagio e di renderci disponibili, senza dare mai l’impressione di voler giudicare, pur mantenendo una cordiale fermezza sulle posizioni.
Quando la mamma (Angela) telefonava, visto che Thomas essendo piccolo parlava poco al telefono, coglievo l’occasione per renderla partecipe di ciò che lui stava vivendo a casa nostra, raccontando le sue reazioni, i suoi cambiamenti d’umore, i suoi progressi e i suoi problemi.
Lei era molto contenta di avere queste notizie sul bambino .
Abbiamo iniziato allora ad accompagnare la mamma dandole dei suggerimenti per poter stare meglio insieme a Thomas.
Inoltre, in uno degli incontri di aggiornamento presso i servizi sociali, abbiamo spiegato ad Angela e al marito che anche le critiche erano fatte per il bene suo e del suo bambino per aiutarla ad impostare delle regole e dei comportamenti da mantenere quando Thomas sarebbe tornato a casa.
Si è quindi creato, con il tempo, un rapporto di fiducia e Angela ha iniziato ad aprirsi e a parlarci dei suoi problemi concreti con Thomas e questo è stato molto importante perché ha permesso di instaurare un “canale di comunicazione” attraverso cui far passare molte informazioni utili sia per lei che per noi e gli operatori sociali.
Abbiamo sempre cercato di non giudicare, ma di proporre con atteggiamento accogliente quanto ci sembrava potesse essere di aiuto ad Angela e alla sua famiglia. Questo atteggiamento è stato da loro colto e ha permesso all’affido di funzionare per il bene comune di tutti.
Thomas ha potuto ricevere maggiore sicurezza dall’armonia creatasi. Inoltre Angela ha compreso veramente il significato dell’affido comprendendo ed accettando e capendo che si lavorava per aiutarla a costruire e consolidare un rapporto migliore con il suo bambino.
Il nostro rapporto con la famiglia di Thomas continua anche ad affido terminato; Angela mi sente come una “sorella maggiore” con cui confidarsi e sfogarsi; si sente libera di parlare, perché sa che conosco bene la sua situazione e so ascoltarla senza porre condizioni, ma accogliendola liberamente e dandole dei consigli su come eventualmente gestire le situazioni. Ci sentiamo e ci vediamo e ogni tanto Thomas viene a trovarci per il week-end.
L’affido è stata un’esperienza molto positiva per tutta la nostra famiglia e ci ha aiutato a capire quanto siano importanti i legami solidi basati sull’affetto sincero e sul reciproco scambio. Thomas e la sua famiglia sono entrati in tutti i sensi a far parte della nostra. E’ come avere un “figlioccio” ed è sempre una grande gioia riabbracciarlo. Angela ci ha dimostrato e ci dimostra tutt’ora molto affetto e anche noi ci siamo affezionati a lei e alla sua famiglia.
Clara e Renato
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La mamma di Thomas
Ciao Clara, Ciao Renato,
vi devo dire cosa penso di tutta questa esperienza passata insieme, ma non è che sono tanto brava a spiegare, però cercherò di farvi capire la prima cosa assoluta che mi ha insegnato questa esperienza, è che siete veramente persone speciali.
Tu Clara hai saputo amare mio figlio Thomas ed educarlo come se fosse stato tuo, ma soprattutto gli hai insegnato ad apprezzare tutte quelle piccole cose che io potevo far per lui e non hai mai smesso per un momento di spiegargli che da un’altra parte c’era la sua mamma che stava facendo di tutto per riavere il suo bambino, grazie !
E tu Renato, che hai saputo fare quel papà che Thomas non hai mai avuto e che spero Carlo (attuale marito) possa diventare. Tu hai saputo stare al gioco quando voleva lui, ma anche sgridarlo quando era giusto.
Ho capito quanto hai amato mio figlio quando ti ho visto con gli occhi lucidi, quasi con le lacrime, quando alla festa del rientro tu mi parlavi di lui.
Grazie anche a te!
Io sono molto contenta di come è andata tutta questa esperienza. Con voi mi sono trovata davvero bene, e anche mio figlio ha passato due anni belli con le gioie e i dolori che portano queste esperienze, ma voi siete sempre stati capaci di capirlo e di capire anche me.
Infatti, con te Clara potevo chiamarti e parlarti di me o di Thomas e mi stavi ad ascoltare per ore e mi davi degli ottimi consigli…e ti dirò che ora che è finito tutto un po’ mi sento spaesata e ho un po’ paura di tutta questa situazione ancora nuova. So anche che c’è una terza persona speciale che mi sa capire ed è lo psicologo che mi ha sempre aiutato a risolvere quelle situazioni che per me sono troppo gravi e infatti non vedo l’ora di ricominciare le sedute con lui per poterci confrontare .
Ah mi dimenticavo che anche Silvia e Marco sono stati dei fratelli fantastici che hanno saputo accettare in casa un altro bambino e dividere con lui i loro genitori per due anni.
Thomas da quando è a casa mi chiede sempre di voi, vorrebbe sapere cosa fate, dove siete ma soprattutto cosa sta facendo Marco, solo da questo si capisce quanto siete stati speciali per lui e anche lui deve essere stato speciale per voi. Solo un’ultima cosa vi vorrei chiedere di non perderci mai di vista, vorrei che Thomas possa continuare a volere bene a quella famiglia che per due anni lo ha avuto con sé.
Un abbraccio,
Angela
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